
Redazione autoappassionati.it
Intervista del 20 gennaio 2024
Riterrebbe Stellantis un'azienda equamente italo-francese o crede che uno Stato abbia maggiore potere negoziale?
"E’ difficile dare una risposta a questa domande, senza dubbio la sede legale non è né in Italia né in Francia, ma in Olanda. Se parliamo di auto, ovvero ciò che realmente tiene in vita un gruppo automobilistico, la situazione non è favorevole per l’ex FCA. La produzione di veicoli in Italia è andata man mano sempre a decrescere, complici sia i soliti problemi burocratici che persistono da tempo immemore, sia la scarsa volontà dello stato e del gruppo di trovare accordi che riportino in Italia la produzione di vetture “economiche”, con grandi volumi di vendite. Difatti quasi tutte le nuove vetture dei marchi ex FCA uscite dal 2021 fino ad ora sono basate sull’architettura CMP di PSA, prodotte con componenti di fornitori ex PSA, e fuori dall’Italia. La più grande preoccupazione a mio avviso è la provenienza dei componenti, l’indotto di ex FCA è stato ampiamente ridimensionato e il know-how italiano, artefice di progetti importanti come la piattaforma Giorgio di Alfa Romeo Giulia e Stelvio o la eMini di 500e, andato perso.
Il piano industriale prevede difatti che oltre la Fiat 500e, in Italia si producano solo vetture di nicchia come possono essere grandi suv elettrici come Lancia Gamma, DS7, DS8 e Opel Manta nella fabbrica di Melfi, dove invece oggi vengono prodotte vetture di successo, tra le quali la Fiat 500x (che non avrà una erede diretta, se non una Fiat basata sulla nuova C3 Aircross e prodotta all’estero) e la Jeep Renegade.
La fabbrica di Grugliasco, voluta da Marchionne per la produzione delle Maserati, è stata venduta e la produzione spostata a Mirafiori. A Pomigliano la Panda sarà prodotta fino al 2026 per poi lasciare la fabbrica senza un futuro certo, con la produzione di vetture non proprio popolari come Alfa Romeo Tonale e Dodge Hornet.
Il ridimensionamento degli impianti di produzione non è un affare esclusivamente italiano, di recente è stato venduto parte dello storico impianto Opel a Rüsselsheim.
Di certo la fusione PSA/FCA non ha fatto bene all’industria automobilistica e componentistica italiana, mancano infatti accordi precisi con Stellantis, le discussioni sono state rimandate più e più volte, lasciando ancora tutto in sospeso. Ad una persona comune che guarda le nuove vetture del gruppo, tutto farebbe pensare ad una acquisizione di FCA da parte di PSA, cosa che non è vera sulla carta, ma che nell’ immaginario comune da questo effetto. Lo stato francese, anche per le quote in gioco, fa i suoi interessi e spinge per una produzione francese, di recente il governo ha annunciato una nuova generazione della DS3 prodotta in madrepatria, a Poissy. E’ questo che manca allo stato ed ai sindacati italiani, la volontà di prendere decisioni. Una decina di anni fa si era giunti ad un importante accordo per la produzione della attuale Panda a Pomigliano, anziché a Tychy (in Polonia), come accaduto per la precedente generazione. E questo è stato fatto nonostante il costo di produzione per ogni singolo modello fosse più alto di quasi 1000 € rispetto ad una produzione polacca".
Nel 2023, Stellantis era leader di mercato in Italia. Crede che riuscirà a mantenere la sua posizione? Quali sono, secondo lei, le principali sfide che l'azienda si ritroverà ad affrontare in Italia?
"Il mese scorso è stato il primo mese dal 1928 nel quale Fiat ha perso il primato di brand più venduto in Italia, sconfitto dalla Volkswagen. E’ un dato allarmante, la gamma Fiat è ridotta all’osso e con l’imminente pensionamento della 500 hybrid, Tipo e 500x le cose non miglioreranno. La nuova 600 è per ora disponibile solo elettrica, le vendite della hybrid inizieranno a breve, ma ad un prezzo importante per il lavoratore medio italiano. La nuova Panda serba, cugine di nuova C3, verrà anche lei proposta, per i primi mesi, solo elettrica. La nuova Ypsilon avrà un prezzo di listino quasi raddoppiato, e difficilmente farà i numeri di vendita record della precedente generazione. La sfida sta nel riportare in Italia la produzione di vetture piccole, oltre la 500e e magari anche non solo elettriche, per fare grandi volumi di vendita volumi e tenere aperte le fabbriche, scongiurando una chiusura annunciata".